27 dicembre 2010
A Curno tutti sanno tutto: molti fanno finta di non sapere. In particolare quelli che dovrebbero sapere.Voglia di onore, voglia di libertà
Prima avvertenza - Chi per la prima volta ha la ventura di “sfogliare” questo sito, può utilmente leggere alcuni ragguagli nel riquadro in fondo a questa pagina. Il quadro di riferimento politico (se così possiamo esprimerci, anche con riferimento alla politichetta che il sito vorrebbe contrastare) è approfondito nella pagina intitolata Qui comincia l’avventura... Tracce della passione politica che pervade il sito sono rintracciabili nella pagina Miseria della politica. Seconda avvertenza - Precisiamo, per gl’ingenui che non hanno capito, e per i furbacchioni che fan finta di non capire, che l’onore del quale fa parola il titolo non è quello del delitto d’onore, ma quello dell’honeste vivere, quale figura nelle prime pagine del Digesto giustinianeo, contente le tre regole del Diritto romano, secondo il giureconsulto Ulpiano. Queste tre regole sono riportate sul coronamento della fronte del Palazzo di Giustizia di Milano (vedi qui sotto). Si noti che il “vivere onestamente” del Digesto significa “vivere da uomo d’onore” e non soltanto – manipulitescamente – nel rispetto delle leggi. È noto, infatti, che più della metà delle azioni ignobili che ripugnano alla morale naturale sono commesse nel rispetto della legge. Insomma, l’honeste vivere, è molto più che “non rubare”, fin troppo comodo per alcuni (siano essi politici di conclamata “diversità antropologica”, baby pensionati o rappresentanti della fantomatica “società civile”). Vuol dire essere uomini.
Un circolo vizioso (e pernicioso) Come è diffusamente spiegato in altre pagine di questo sito, Pedretti esercita su Curno un’azione politicamente paralizzante. In pratica, gli ultimi due mesi del 2010 sono trascorsi all’insegna delle azioni di disturbo messe in atto dal Pedretti per indurre il sindaco a rassegnare le dimissioni, badando bene però a non figurare in prima persona tra gli affossatori di questa amministrazione. Avrà fatto i suoi conti, si vede che nel suo partito la cosa non è gradita. Ecco allora che scaccia un assessore e un vicesindaco dal Gruppo consiliare della Lega nord, senza averne il titolo, nutrendo la speranza che i due abbandonino il campo per stanchezza, logorati da continue sortite mediatiche. Gioca sulle contraddizioni in seno al gruppo di maggioranza, le prova tutte per mettere il sindaco in cattiva luce o in difficoltà: il quale, in pratica, vive alla giornata, arginando le bordate dell’ultimo coniglio mediatico, sforzandosi di prevedere il prossimo. Intorno al sindaco, travolti dall’ipercinetismo pedrettista e alquanto timorosi, coloro che dovrebbero dargli una mano, politicamente o amministrativamente, si defilano, lanciano segnali di sottomissione al dirompente Pedretti. È in atto uno scontro di civiltà, come abbiamo scritto altrove, ma anche una lotta tra l’istinto e la ragione: l’istinto è irragionevole, la ragione ha i suoi limiti. La battaglia è aperta, tanto più difficile in quanto Pedretti contempera due ruoli, passando con abilità sorprendente dal ruolo di ras territoriale, istintivo e vicino alla pancia della gente (espone drappi al Municipio, distribuisce in Consiglio crocifissi-gadget, poi bustine di zucchero elettorali, quindi panettoni di scuola laurina ecc.), a quello paludato, istituzionale, di consigliere comunale-regionale, attentissimo agli aspetti procedurali, al rispetto della forma. All’occorrenza il geometra Pedretti, già distributore di crocifissi-gadget e panettoni, diventa giureconsulto, impone la sua linea d’interpretazione giuridica. Ora, non dobbiamo fare Pedretti più abile di quanto non sia. Se le ciambelle gli riescono con il buco, lo dobbiamo all’inettitudine di chi dovrebbe contrastarlo. Sono come paralizzati, rassegnati, timorosi. Non pensano di attaccare, sperano solo di cavarsela, i tapini! Coloro che si piccano di capire qualcosa di politica, e che addirittura pretendono di essere strateghi (strateghi sì, ma di farmacia, direbbe Giorgio Amendola), hanno come unica strategia quella di allearsi con Pedretti per indirizzarlo contro l’“altro”, contro qualcun altro purchessia: si illudono così di mettere una barriera di contenimento tra la furia del consigliere comunale-regionale e se stessi: ammiccano, sorridono, sperano di essere risparmiati. Eppure dovrebbero saperlo bene: Pedretti ha sempre deluso le aspettative di chi gli ha dato una mano. Pedretti gioca per vincere, anzi per stravincere, non certo per far vincere gli altri. La cosa si direbbe assurda, se – purtroppo – non fosse vera. Perché Pedretti non ha un potere reale. Ma è stato abile a far credere di averlo. Così si crea un circolo vizioso: Pedretti non ha potere, ma dà a intendere di essere invincibile, perciò stesso diventa potente. Così può sperare in un effetto valanga. Qualche volta i fatti sembrano dargli ragione: ma più che i fatti gli dà ragione la pavidità dei curnensi. E anche questo è assurdo: perché chi sia il politico Pedretti, quale sia il suo agire politico, è cosa nota a tutti. Qui di seguito ricordiamo al benevolo lettore alcuni tratti politicamente caratteristici di Pedretti. Siamo arrivati al nodo della questione. Il potere di Pedretti si fonda sulla presunzione di invincibilità che è riuscito ad accreditarsi. Tutti, o quasi, hanno paura di scontrarsi con lui. E se qualcuno come Aristide, o il sindaco, o qualche animoso resistente prende la parola per rincuorare i pavidi, per esortarli a non abbandonare il campo, loro – i pavidi – implorano con voce querula: «Non c’è niente da fare, arrenditi! Se tu resisti, poi ci passo anch’io. Sii ragionevole, fai come me. O non sai chi è Pedretti?»; oppure, più vigliaccamente, proclamano «Non m’interessa!»; o, ancor più vigliaccamente, fanno come le tre scimmiette della tradizione buddista: non vedono, non ascoltano, non parlano.
Coraggio, niente. Coerenza, men che meno. Ma perché aver paura anche quando ribellandosi non si ha niente da perdere, tutto da guadagnare? Faccio presente che mi guardo bene dal chiedere ai curnensi senza cuore di esser coraggiosi. Non sto chiedendo loro di essere come il prof. Malek, quello del film Il principio superiore, colui che insegnava agli studenti come esser uomini leggendo Seneca e Tacito (si vedano questa pagina di Testitrahus e, nella figura accanto, il prof. Malek). No, niente di tutto questo. Lo so bene, come affermava don Abbondio, che «il coraggio, uno non se lo può dare», se non ce l’ha. Il cardinale Borromeo non era d’accordo con le scuse accampate dal poveretto che, non dimentichiamolo, era un sacerdote. Ma lasciamo perdere. I curnensi non hanno coraggio: ne prendiamo atto, non chiediamo loro di fare gli eroi. Ai curnensi, ai responsabili della politichetta curnense, ai giornalisti sedicenti progressisti non chiedo nemmeno di essere coerenti con i buoni sentimenti, che essi professano, i sentimenti che così bene (lo dico senza ironia) Charlie Chaplin mise in scena nei suoi film e in particolare nel Grande dittatore: ne abbiamo parlato nella pagina di Testitrahus intitolata Miseria della politica. Perché anche questo ci ha insegnato la vita: i buoni sentimenti non costano niente, ma la coerenza è cosa difficile, difficilissima. Seneca intitolò un suo dialogo De constantia sapientis: eppure è difficile anche per i sapienti essere coerenti, figuriamoci per i curnensi. La coerenza riuscì difficile allo stesso Seneca, precettore di Nerone (che però morì bene, come d’altra parte morì bene – almeno quello – lo stesso Cicerone, un uomo che sacrificò all’ambizione tutta la sua sapienza e tutto il suo talento). Dunque ai curnensi non chiediamo nemmeno di essere coerenti. Ai curnensi, ai responsabili della politichetta curnense (in particolare a quelli di parte c.d. progressista), ai giornalisti schierati che ci raccontano le bùbbole del giornalismo anglosassone, faccio un discorso molto più semplice, alla portata delle loro piccole ambizioni, del loro orizzonte mentale e culturale, della loro preoccupazione di apparire politicamente corretti purchessia. Faccio un discorso di convenienza. Io dico che se continuate a farvi pecore, Pedretti vi mangia tutti, uno per uno. Io vi dico: ma che cosa temete? Non vi accorgete che la potenza di Pedretti nasce dal fatto che siete voi a farlo potente? Ragionate dunque, leggete il promemoria che segue, che sicuramente non traccia un profilo politico completo di Pedretti, ma ce n’è abbastanza per pronunziare un giudizio politico implacabile. Dunque, prendete il coraggio: non vi pesa il fatto che l’unico (a parte il sindaco, Donizetti e Fassi) che abbia avuto il coraggio di contrastare pubblicamente l’operato di Pedretti sia stato Aristide, uno che non è di Curno? Parlo di cose concrete, non di cosucce da anime belle, politicamente corrette e con biglietto omaggio per una conferenza di Piergiorgio Odifreddi. Parlo della denuncia del famigerato blitz alla c.d. moschea, parlo degli argomenti che sono stati agitati sul blog dell’Udc e che a qualcuno devono aver fatto paura, tanto che abbiamo assistito all’inopinata e precipitosa chiusura del blog (si veda la pagina Blog Udc chiuso per davvero). Chiuso da un giorno all’altro, ufficialmente perché l’amministratore del blog non voleva essere «trascinato in frattaglie». Non sapevo che si dicesse così. Ma non fa niente. Quando l’ambiziosissimo Piero Ottone (si parva licet…) lasciò la direzione del Corriere della sera, da un giorno all’altro, senza preavviso, rilasciò un comunicato, in cui diceva di esser stanco. A noi lettori non rimase che prenderne atto. Riassumendo: l’unico (a parte i tre sopra citati) che ha avuto il coraggio di contrastare Pedretti pubblicamente e diuturnamente, finché ha avuto facoltà di espressione, è stato Aristide, che non è di Curno. Si è trovato per caso a Curno, ha visto certe cose, ha pensato che fosse suo dovere parlare. Un uomo fa così, o dovrebbe fare così. Gli altri invece non hanno visto quelle stesse cose? Sarà... Adesso gl’ignavi e i pavidi si fregano le mani, perché il blog dell’Udc è chiuso. Mancando un termine di paragone, potranno crogiolarsi nell’illusione di essere un po’ meno ignavi, un po’ meno pavidi. Così il cerchio si chiude, la loro politichetta diventa politica, così pensa questa perduta gente. Chi si è prestato a fare il cameriere di Pedretti si illuderà di essere un uomo, come Aristide e più di Aristide. Eh no, cari signori! Vi prego, non abusate della mia pazienza. Mi rivolgo a voi, signori c.d. progressisti. Non vi fa ombra il fatto che si possa dire che, al mio confronto, voi non possiate più essere considerati di sinistra, neanche di c.d. sinistra? Tutt’al più “de sinistra”. Vi rendete conto, in quale culo di sacco vi siete cacciati? Avete fatto di me un resistente: denunciato da Pedretti, uno che per metterlo a tacere si è dovuto chiudere il blog dell’Udc. Manco fossi Gramsci del quale Mussolini aveva detto «Dobbiamo impedire che quella mente continui a pensare»: fortuna che non mi prendo sul serio, a differenza di certi c.d. progressisti che salgono sui tetti delle università. Volete a tutti i costi farmi diventare un personaggio come il maestro del film Il nastro bianco (torneremo sull’argomento in fondo alla pagina): l’unico che vede, l’unico che capisce – capisce perché vuol vedere – il clima di un villaggio tedesco funestato da una serie di “incidenti” inspiegabili, è il maestro, che non è del villaggio. La cosa non vi rode? Orsù, datevi una mossa! E poi che ne è dell’onore di Curno? Faccio presente che l’altra figura umana in questo film è quella della bambinaia dei figli del barone, della quale il maestro s’innamora (li vediamo nella foto qui sopra). Ma anche lei viene da fuori, è estranea alla comunità. (Peraltro il film tocca una tematica diversa da quella di Curno: l’ossessione per l’ordine, la mentalità protestante ecc. Lo stesso regista, che è austriaco e verisimilmente di educazione cattolica, ci ammonisce a non trarre conclusioni affrettate: la nostra attenzione deve appuntarsi sull’ambivalenza dell’animo umano, più che sul momento storico.)
Promemoria: riepilogo di alcuni fatti caratterizzanti A coloro che proclamano “Non m’interessa!” ricordiamo che: • Integrità territoriale - Il Pedretti si accredita paladino dell’integrità territoriale. Ma il geom. Pedretti è stato amministratore di Curno quasi ininterrottamente dagli anni ’90 a oggi, ed è stato riferimento d’obbligo per il consumo di territorio, nel rispetto della legge, ovviamente. Adesso ci parla (ci ha parlato) di “consumo di territorio zero”. Giudicate voi quanto sia politicamente affidabile. • Voto segreto - Il Pedretti è colui che in qualità di consigliere regionale condanna al Pirellone, Milano, il ricorso al voto segreto, che sarebbe una vigliaccata, mentre in qualità di consigliere comunale chiede, qui a Curno, una votazione a scrutinio segreto. Il voto segreto a Curno era necessario per far passare un’operazione di milazzismo in salsa curnense, poi andata a monte, incentrata su una mozione di vendetta personale (si trattava di “punire” Aristide il quale, con il sito Testitrahus, aveva osato alzare la testa contro la pretesa di dominio pedrettista su Curno). • Gruppo consiliare Lega nord - In Comune, il Pedretti ha la pretesa di mantenere la Lega nord in soggezione, prona alla sua politica di potenza personale. Tiene molto all’immagine di ras leghista di Curno, perciò, quando si tratta di cose curnensi, parla a nome della Lega nord (è ben noto il suo ritornello: “La Lega sono io!), emana comunicati a nome della Lega nord, di fatto mette la Lega nord di fronte a una serie ininterrotta di fatti compiuti. Non solo, non si consulta nemmeno con tutti i colleghi del Gruppo consiliare della Lega nord, decide autonomamente di espellerne due dal Gruppo consiliare, ledendo le prerogative del Consiglio comunale. • Il bue dice cornuto all’asino - Se in Comune il Pedretti si autoproclama oggi portavoce, domani epuratore, sul palcoscenico mediatico denunzia e si candida, fa e disfa, espelle, espone drappi, tira fuori dal cappello conigli mediatici, si agita parecchio. Ma lavora poco per il suo Comune. Crea un’enormità di problemi. Ciononostante punta il ditino, lamenta l’inerzia dell’Amministrazione, come se non fosse stato vicesindaco, lui, fino a non molto tempo fa. • La mozione di vendetta - Sempre in Comune, facendosi in un primo tempo promotore della mozione di vendetta contro Aristide, e, nella seduta consiliare del 24 novembre u.s., con la sola Chiara Leydi dalla sua parte, votando contro la proroga d’incarico a una stimatissima funzionaria del Comune, il Pedretti ci ha offerto due esempi di indebito, esecrabile tentativo di coinvolgimento del Consiglio in sue questioni private. • La linea telefonica del Comune - Ancora ricordiamo che il Pedretti è colui che ha utilizzato la linea telefonica del Comune di Curno per fini privati, per un importo complessivo di 7.778 euro (per la precisione, ben 2.890 euro nei due mesi strettamente a ridosso della campagna elettorale per le elezioni europee e provinciali). Vero è che il Pedretti ha poi rifuso la somma al Comune, dietro insistita richiesta dell’Ufficio Ragioneria, rappresentato dalla stimatissima funzionaria di cui sopra. Ma nessuno si sarebbe accorto di tale abuso, se la Telecom non avesse interrotto l’erogazione del servizio sulla linea collegata al numero privato di telefonino del Pedretti, a fronte di evidenti anomalie (la bolletta della Telecom per il Comune, è, infatti, unitaria). Vero è che il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta di archiviazione, non avendo ravvisato gli estremi di peculato. Rimane il fatto che politicamente il Pedretti si trova in una posizione affine a quella di molti protagonisti della politica romana: c’è sempre qualcun altro che paga al posto loro… loro tuttavia dicono di essere all’oscuro di tutto. Solo quando l’inghippo viene alla luce, se costretti, rifondono. Analogamente, Pedretti ha succhiato le uova della gallina padano-curnense, ma dice di non sapere che quelle uova dovevano essere pagate. Quando gli han detto che doveva pagare, ha pagato. Tutto normale, non è vero? Sotto il profilo penale sì, prendiamo atto della sentenza. Però se uno come il geometra Pedretti, all’occasione anche giurista (quando si tratta di mettere in difficoltà il sindaco, suo nemico giurato), fa telefonate “a schiovere” e non si domanda chi gliel’abbia pagate, beh, io il mio voto a uno così non lo darei di certo. Avevo un collega che per abitudine leggeva il giornale quando guidava: posava il giornale sul volante, un po’ guardava la strada, un po’ leggeva, poi girava una pagina, continuava a leggere per tutto il percorso, da Cernusco sul Naviglio a Bergamo. Voi (a prescindere dall’aspetto penale) avreste accettato un passaggio in automobile da questo mio collega? • Sinergie mediatiche - Il Pedretti è colui che s’inventa un “coniglio mediatico” su Bergamo news, il 7 luglio, dopo che un volantino “anonimo” insinuava, il 28 giugno 2010, che dietro l’organizzazione di una festa popolare, da taluno criticata, vi fosse lo zampino del sindaco («Chi tira le fila di tutto, il sindaco?»), il quale al tempo della relativa deliberazione si trovava in Corea, ignaro di tutto. È sempre lui, il Pedretti, colui che, di seguito, rilascia all’Eco di Bergamo una dichiarazione nella quale non si fa scrupolo di trovare motivazioni pretestuose per tentare di coinvolgere penalmente tutti i membri della Giunta e il Sindaco.
• Blitz al centro culturale islamico - Il Pedretti è ancora colui che architetta il blitz al centro culturale islamico, prima della sua probabile candidatura alle elezioni regionali. Il blitz viene sventato dal Sindaco. Il Pedretti, poi, nega, minimizza e afferma di non aver «mai ordinato il blitz durante l’orario di preghiera» . Pretende addirittura di non aver ordito il blitz, anche se i fatti sono registrati nella relazione di un pubblico ufficiale, letta dal sindaco in Consiglio comunale il 29 dicembre 2009. Arrampicandosi sugli specchi e, ancora una volta, offendendo la vostra intelligenza, il Pedretti pretende di non portare responsabilità per una provocazione gravissima che non soltanto oltraggia l’articolo 18 dei Diritti universali dell’Uomo, oltraggia altresì i curnensi, coinvolgendoli in una prodezza che avrebbe potuto inesorabilmente incrinare la convivenza pacifica con la comunità di fede islamica. Il Pedretti sostiene di non portare responsabilità alcuna, dal momento che non disse espressamente “facciamo l’ispezione all’ora della preghiera islamica”. Sì, però disse “facciamo l’ispezione il venerdì all’ora X” e, guarda caso, l’ora X è precisamente l’ora della preghiera islamica. Certo, la scelta dell’orario dell’ispezione potrebbe coincidere casualmente con quello della preghiera: allora domandate a un matematico di calcolare le probabilità che l’ora X di un venerdì, stabilita dal Pedretti, coincida casualmente con l’ora della preghiera. Nella migliore delle ipotesi, calcolando soltanto le ore diurne, le probabilità che fra tutte le ore della settimana, l’ora X coincida casualmente con quella del culto, il venerdì, sono 18 su 1.000. E allora? Come esclamò un giorno Mike Buongiorno: «Ahi ahi, Signora Longari, guardi dove mi è caduta!» (Veramente Mike disse qualcosa di leggermente diverso, che sussurreremo al Pedretti in privato.) • Qualcosa di più che un sofisma - Poiché carta canta e la deposizione del pubblico ufficiale riguardo alla richiesta di ispezione alla cosiddetta moschea è agli atti, il Pedretti compie ben tre mosse ufficiali – tutte registrate nell’archivio del Comune – nel tentativo maldestro di allontanare da sé l’ombra di un sospetto considerato da lui stesso (bontà sua) infamante. In sostanza, è come se il Pedretti chiedesse al pubblico ufficiale una modifica sostanziale della deposizione. Dopo un primo tentativo, esperito il 23 settembre di quest’anno, il Pedretti torna alla carica il 29 settembre chiedendo espressamente al pubblico ufficiale se egli, il Pedretti, «abbia ordinato il sopralluogo al centro culturale islamico durante l’ora di culto» e se «all’interno della relazione si evinca una qualsiasi parvenza di imposizione» da parte sua: peccato che còmpito di un pubblico ufficiale non sia evincere, ma registrare i fatti. Il Pedretti tornava alla carica il 4 ottobre riproponendo la questione in modo capzioso, con facoltà di risposta limitata alla possibilità di sbarrare l’una o l’altra di due caselle: Sì/No. La domanda è la solita: Pedretti ha ordinato o no il sopralluogo al centro islamico nell’orario di preghiera? Invece, guarda caso, la domanda che interesserebbe porre è la seguente: Pedretti ha chiesto o no un’ispezione al centro islamico un certo venerdì, all’ora X, essendo l’ora X coincidente con quella nella quale i fedeli islamici si raccolgono solitamente in preghiera nel summenzionato centro? • Per dimostrare un teorema, s’inventa un lemma - Il Pedretti è colui che, per non lasciare niente d’intentato, per dimostrare di essere vittima sacrificale di una congiura, innocente capro espiatorio (come del resto affermò la cosiddetta sinistra di Curno), pensò bene di coinvolgere i soliti tre nemici personali: Gandolfi, Donizetti e Fassi, oltre a numerose altre persone. Infatti, il 30 novembre 2009 presentò un esposto alla Stazione dei Carabinieri di Curno. Nell’esposto denunciava un presunto tentativo di corruzione da parte di un professionista, avvenuto il 23 novembre, in relazione all’edificabilità di un terreno di proprietà del professionista. Il Pedretti faceva presente di avere successivamente discusso la possibilità di trasformazione della destinazione d’uso di quell’area nella sezione della Lega Nord (probabilmente è normale fare così): Fassi – che da sempre aveva dichiarato di non volersene occupare – si sarebbe astenuto, in quanto amico di uno dei progettisti (secondo la ricostruzione del Pedretti, in realtà soltanto in rapporto di locazione, cessato allo spirare del contratto). Donizetti si sarebbe espressa in modo favorevole, tutti gli altri sarebbero stati contrari. Quindi, il giorno successivo, il Pedretti si sarebbe recato dal sindaco per spiegare la posizione della Lega Nord in relazione a questo progetto urbanistico. Infine, «il lunedì successivo» – sostiene il Pedretti – «il Sindaco mi ha tolto le deleghe da vicesindaco e assessore, nominando Angelo Fassi assessore e dando la carica di Vice Sindaco a Maria Donizetti». Aggiunge il Pedretti che il sindaco era a conoscenza delle posizioni assunte in merito al piano integrato dal consigliere Fassi dall’assessore Maria Donizetti. Toh! C’è però un fatto, mica tanto trascurabile: la revoca delle deleghe a vicesindaco e assessore a carico del Pedretti era avvenuta prima, precisamente il 28 ottobre 2009, cioè un mese prima che il Pedretti fosse coinvolto in questo preteso tentativo di presunta corruzione da parte di terzi, da lui sdegnosamente declinato. Infatti, il professionista è stato recentemente assolto, perché il fatto non sussiste. Per arrivare a questo risultato – sostiene il difensore che ha ottenuto l’assoluzione del professionista – è stato sufficiente produrre la documentazione che «attesta che le deleghe al signor Pedretti erano state revocate il mese precedente, in merito a tutt’altra faccenda», contrariamente a quanto sostenuto dal Pedretti medesimo.
Un film aiuterà i curnensi a capire? Insomma, mi rendo conto che le parole possono essere pietre, ma non posso tacere. Ci sono curnensi che minimizzano l’operato politico di Pedretti, quasi che le scorrerie pedrettiste fossero marachelle di un discolaccio; altri ammettono di esserne al corrente, ma sono evasori etici, perciò proclamano “Non m’interessa!”; altri, infine, in un crescendo di vigliaccheria, sono riusciti nella difficile impresa di non sapere davvero, ce l’hanno messa tutta per non sapere (ai tempi in cui Aristide si sforzava – nel blog dell’Udc – di tener viva l’attenzione su quel che avviene a Curno, lorsignori si vantavano di non leggere il blog, come se dicessero: “Io leggo Proust, non leggo Topolino”). Così stando le cose, il giudizio sui curnensi è impietoso. Ho perso la pazienza, insieme alla speranza. Se i curnensi sono uomini,.che lo dimostrino. Altrimenti, non ho alcuna remora a dirlo: Pedretti fa bene a trattarli così. Il giudizio è impietoso, in particolare, nei confronti di coloro che hanno responsabilità politica, a vario titolo, o perché operano direttamente nella politica, o perché sono ingranati in quel mondo: dunque, sanno o fanno finta di non sapere, o ce l’hanno messa tutta per non sapere. Ho paura che Curno somigli a quel villaggio tedesco descritto nel film Il nastro bianco, dove la consegna tra i villici è dire che tutto va bene, tutto normale. Cose che succedevano esattamente cent’anni fa, o che avrebbero potuto succedere. Lo so, a Curno non succedono le cose terribili che vediamo nel film. Lo so benissimo. Ma è l’atteggiamento di indifferenza che fa paura, la strategia di minimizzare, di voler girare gli occhi da un’altra parte. Seguo l’indicazione del regista del film che ci suggerisce di andare oltre i fatti, oltre il momento storico: soffermiamoci sull’animo delle persone. Ebbene, ho paura che nell’animo dei curnensi ci sia un abisso. Nel sito Gandolfi per Curno si fa menzione di un esperimento del quale seppi la prima volta, molti anni fa, seguendo una trasmissione del bravo Piero Angela. L’esperimento, eseguito nel Dipartimento di Psicologia di una università americana, dimostra che qualsiasi impiegatuccio, per quanto pavido, proprio perché pavido, può diventare un efferato aguzzino: a) se il soggetto è di indole conformista, prona al volere dei potenti; b) se incontra un superiore che legittima il suo operato, compresi gli atti di sopraffazione. L’esperimento – si badi bene – non dimostra che qualsiasi impiegato è un potenziale criminale, dimostra però che ci sono soggetti i quali, pur non avendo mai dato segni di propensione al male, non esitano a commetterlo, sotto certe condizioni, in particolare quando siano sollecitati da una figura riconosciuta come autorevole. La cosa preoccupante è che quelli che si prestano a fare il male sono molti più di quanto ci piacerebbe pensare. L’esperimento, in particolare, riguardava la somministrazione di scariche elettriche a uno studente che eventualmente sbagliasse la risposta a certe domande di cultura generale e specifica, da parte di un altro studente (che credeva di applicare veramente una scarica elettrica all’esaminato), su sollecitazione di un professore (l’autorità). Riassumendo, vediamo di capirci bene: il mio ragionamento è un’argomentazione comparativa. Non sto confrontando le cose, ma il metodo e, in questo caso particolare, gli atteggiamenti mentali che suggeriscono – o potrebbero suggerire – la strada da intraprendere quando si tratta di agire (“metodo” è il modo di operare per ottenere uno scopo; si veda il riquadro dedicato all’argomentazione comparativa nella pagina Qui comincia l’avventura...). Ciò premesso e così stando le cose, considerato che della politica e dei suoi equilibri m’importa poco (spero si sia capito), considerato altresì che della spregevole politichetta curnense m’importa ancor meno, riassumo in poche righe il significato della decina di cartelle dalle quali nasce questa pagina d’Internet. Disprezzo la politichetta, ma sono interessato all’uomo, anche quando sbaglia. Mi sento filantropo, nel senso che Socrate intendeva nel Fedro di Platone: – Socrate, com’è che sei sempre ad Atene, non t’interessa la natura? – Risponde il filosofo: – Mi piace imparare; la terra e gli alberi non m’insegnano nulla, gli uomini in città invece sì. – Dunque non vorrei mai disprezzare l’uomo, neanche gli uomini in particolare, o certi uomini. Non vorrei mai esserci costretto. Proprio questo mi preoccupa, pensare che nell’esperimento raccontato da Piero Angela i curnensi potrebbero classificarsi ai primi posti tra i pecoroni conformisti, pronti a trasformarsi in aguzzini quando trovassero un padrone (Dio non voglia) che così comandi; o, in altro simile esperimento (una variazione sul tema), tra gli evasori etici. Spero di sbagliarmi. Ma se mi sbaglio, curnensi, fate qualcosa! Soprattutto, fatelo presto!
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