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3 gennaio 2011

Auguri e supplica ai signori c.d. progressisti di Curno

 

La c.d. sinistra di Curno tiene bordone a Pedretti in nome di un patto di solidarietà “istituzionale”. Si illudono di poterlo usare a proprio vantaggio, ma coglionare Pedretti è impossibile. La politica è umiliata dalla politichetta. La conspiratio bonorum per cambiare le regole d’ingaggio della classe politica.

 

 

 

 

La temperie politica di Curno

Il clima politico a Curno è quello che conosciamo, dominato dalle smanie di onnipotenza del geom. Pedretti. Apparentemente, il suo sguardo è pietrificante, come quello della Medusa (v. qui accanto la Medusa del Caravaggio). I curnensi sono come raggelati, perché lo credono invincibile, si arrendono ancor prima di battersi. Anzi, l’idea di confrontarsi con il consigliere comunale-regionale li terrorizza. Si dice che Pedretti abbia amicizie importanti, che di Calderoli sia stato il topanta (vedi La cena di Trimalchione, di Petronio: «Nunc, nec quid nec quare, in caelum abiit et Trimalchionis topanta est»). Tale sua relazione è ufficiale, basta leggere la notizia del 12/02/2010 nel sito della Lega nord, sezione di Bergamo: Pedretti è definito «molto vicino a Calderoli». Inoltre è stato contubernale a Curno di Renzo “Trota” Bossi, la trota destinata a diventare un magnifico delfino (il termine “contubernale” è qui adoprato nel senso chiarito dalla nota 1 dell’articolo Errare humanum est, in questo sito). Dicono ancora: Pedretti conosce questo e conosce quello, gode di amicizie e protezioni importanti; attenzione che Pedretti denuncia; e così via. Ma, soprattutto, Pedretti, pur essendo concorrente della c.d. sinistra di Curno nella conquista dell’Amministrazione alla prossima tornata elettorale, è considerato un riferimento istituzionale imprescindibile, proprio dalla sopra mentovata, sedicente sinistra. Infatti, sia Pedretti sia la c.d. sinistra sono entrambi praticanti della politichetta, la politique politicienne.

 

Secondo la c.d. sinistra, Pedretti è “istituzionale”, il sindaco no

Senza politichetta, per come ha impostato il suo gioco politico, la c.d. sinistra non avrebbe ragione di esistere. E senza Pedretti non ci sarebbe più politichetta. Pedretti, nell’ottica della c.d. sinistra, è “istituzionale”, mentre il sindaco non lo è. Per capire questa stortura mentale (o, quantomeno, per provare a capirci qualcosa) bisognerà ricordare che l’attuale sindaco è stato presentato agli elettori nel 2007 dal Pdl (allora Forza Italia), insieme con la Lega nord, per uscire da una situazione di stallo, con l’idea che, una volta insediato, sarebbe stato facile renderlo innocuo, cioè ostaggio dei partiti. Così non è stato. Il sindaco eletto si è dimostrato imprevedibile, tutt’altro che docile. Nelle intenzioni dei partiti, doveva essere una sorta di Becket: il Thomas Becket – però – che fu compagno di bagordi di Enrico II d’Inghilterra, e che perciò fu nominato dal re vescovo di Canterbury, perché servisse il re, e non la Chiesa. Invece il sindaco presentato agli elettori dal Pdl e dalla Lega nord come il sindaco dei curnensi si comporta come il Becket di seconda maniera: prende sul serio il ruolo, resiste ai partiti, vuol essere veramente il sindaco dei curnensi. Resiste – nei limiti del possibile (non dimentichiamo, ad impossibilia nemo tenetur) – alle sollecitazioni dei gruppi d’interesse, resiste alle campagne di pubbliche relazioni, resiste agli esposti anonimi, resiste ai volantini anonimi. Resiste a due tentativi di congiura che l’avrebbero “messo sotto scacco” e che l’avrebbero costretto alle dimissioni. La storia dice che Becket fu assassinato nella cattedrale. Adesso i tempi sono cambiati. Oggi Pedretti, il principale “nemico” del sindaco, vorrebbe spingerlo alle dimissioni. Le chiede apertamente, promuove le condizioni materiali perché ciò avvenga. La c.d. sinistra, per parte sua, è al seguito del consigliere comunale-regionale, in posizione subalterna, addirittura offre i santuari necessari a Pedretti per le sue sortite.

Insomma, se mi consentite una citazione marxista, dirò che Pedretti (si badi bene: Pedretti, e non la Lega nord) e la c.d. sinistra convergono nella politichetta, come sono convergenti gli interessi del capitale e gli interessi del lavoro: «dire che sono gli stessi, significa che il capitale e il lavoro salariato sono due termini di uno stesso rapporto. L’uno condiziona l’altro, allo stesso modo che si condizionano a vicenda lo strozzino e il dissipatore» (Karl Marx, Lavoro salariato e capitale).

    C’è però un “ma”: Pedretti non è invincibile, proprio come non lo era la Medusa. La quale era una delle Gòrgoni, è vero, e in verità le sue sorelle, Steno ed Euriale, erano immortali. Ma non Medusa,  tant’è che fu uccisa da Perseo, come ci ricorda la statua del Cellini (si veda la foto qui accanto, che è una copia dell’originale conservato agli Uffizi, Firenze). Dunque che cosa temono lorsignori della c.d. sinistra, e molti altri con loro? Che cos’è mai questa torma di curnensi più o meno “istituzionali”, o aspiranti ad avere un ruolo “istituzionale”, assiepati intorno alla macchinetta che distribuisce i tagliandi di precedenza, come al supermercato? Fanno la fila per diventare camerieri di Pedretti. È vero, Pedretti espone i drappi Tibet free, architetta sciagurate provocazioni alla c.d. moschea, promuove la distribuzione di crocifissi-gadget, poi di bustine di zucchero, ultimamente anche di panettoni. E con questo? È forse questa una buona ragione per avere paura?

 

La politichetta della c.d. sinistra: dal “Non m’interessa!”, all’offerta di santuari per le sortite pedrettiste

In ogni caso, piaccia o non piaccia, questo è lo stato delle cose: quello che abbiamo descritto nell’articolo Voglia di onore, voglia di libertà. È uno stato di cose disonorevole, per giunta non conviene a nessuno, men che meno a coloro fra i politici che cercano di tenersi buono il Pedretti, quelli che nutrono la speranza che la sua volontà di potenza si schianti su un sindaco, a loro dire, poco o punto “istituzionale”. Non li capisco proprio; capisco meglio, semmai, l’atteggiamento di certi apparitores. Infatti, dopo che avrà distrutto il sindaco, se ci riesce, Pedretti farà polpette dei c.d. progressisti che gli tengono bordone, di quelli che un giorno gli dànno ragione su questo, domani su quello, gli stessi che ieri han proclamato che la sua estromissione dalla carica di vicesindaco ne faceva un capro espiatorio, coloro che oggi gli offrono i propri santuari e il fuoco di protezione per sortite come la mozione di vendetta, presentata il settembre scorso. Ogni tanto, per far vedere che non sono pappa e ciccia con Pedretti, pigolano qualcosa, ma flebilmente, oppure si lasciano sfuggire un gridolino scandolezzato. Ma il più delle volte girano la testa dall’altra parte, qualunque cosa Pedretti dica o faccia. Oppure proclamano “Non m’interessa!”. Mai – dico mai – che prendano una posizione chiara, inequivocabile contro una visione etico-politica esecrabile, soprattutto da parte loro, che pretendono di far parte di uno schieramento di sinistra. Parlo di atti ufficiali, di prese di posizione in Consiglio, parlo di politica. Non parlo di interviste che non costano niente, nelle quali i signori c.d. progressisti si presentano come baluardo della legalità, argine contro la melma leghista. Così si presentano, ma i fatti ci dicono tutto il contrario.

 

Una navigazione perigliosa

Così stando le cose, in occasione del primo dell’anno abbiamo indirizzato al Gruppo consiliare c.d. progressista “Insieme per cambiare Curno” e al circolo di Curno del Partito democratico l’epistola qui sotto riportata. Prima o poi dovrebbero capirlo: non sono loro a usare Pedretti, è Pedretti che sta usando di loro. Dovrebbero capire che coglionare Pedretti è impossibile e che se aiutano Pedretti a disarcionare il sindaco, saranno loro ad essere coglionati, mentre il sindaco sarà stato semplicemente disarcionato. Il che mi sembra molto più onorevole.

    Attenzione, con questo non intendo dire che la c.d. sinistra debba sostenere l’amministrazione in carica. Dico che dovrebbe saper distinguere, che dovrebbe ragionare, questo sì. Dovrebbero saperlo, il sindaco è soltanto il capitano di una nave che gli è stata fornita completa di equipaggio, politico e amministrativo, chiavi in mano. Non è stato lui a scegliere i marinai, tutt’al più ha ritoccato qualche mansione. La c.d. sinistra dovrebbe ragionare, non dico nell’interesse dei curnensi, ma nel suo proprio interesse, almeno quello. Ebbene, signori c.d. progressisti, se considerate (come dite) Pedretti un avversario e parimenti considerate un avversario il sindaco, la strategia migliore per voi dovrebbe essere far fuori prima Pedretti, poi il sindaco. E non il contrario, come fate ormai da un po’ di tempo, sistematicamente (direi dal maggio scorso).

    Fanno finta di non vedere, di non aver visto. E allora lo dico io che cos’è successo. Nel corso della traversata di questa amministrazione, ci sono stati marinai che hanno disobbedito al capitano, tout court; altri hanno minacciato l’ammutinamento; altri ancora hanno fatto colpi di mano (in base al pernicioso dogma assessorile del “mi piace / non mi piace”); altri infine hanno sbagliato la manovra, forse per mancanza di addestramento. Ed è così che abbiamo visto il sindaco prodigarsi nel porre rimedio alle disgrazie di questa navigazione: sistemava un inghippo qui, uno lì, ma subito dopo, o anche contemporaneamente, bisognava risolvere un altro problema.  L’abbiamo visto cazzare o filare le vele, manovrare il timone, tenere il diario di bordo, stimare la rotta empiricamente, perché qualcuno aveva manomesso gli strumenti di bordo, controllare la cambusa (anche questo!). Ha dovuto schivare gli abbordaggi dei pirati in mare aperto e, dentro la nave, contrastare le intemperanze di marinai che avevano l’aria di essere d’accordo con i pirati. Risultato: questa amministrazione non è stata meravigliosa. Il suo programma di governo, questo sì, era buono. Lo spirito con cui si è presentata agli elettori era ottimo: si veda il sito Gandolfi per Curno. Ma i partiti hanno voluto dettar legge, i poteri forti hanno fatto sentire la loro voce (una voce che si ripercoteva), le pubbliche relazioni hanno avviato la loro pochissimo gioiosa macchina da guerra. Senza contare che molti uomini chiave della politichetta curnense, sia all’interno di questa amministrazione, sia in seno ai partiti che la sostengono o la dovrebbero sostenere, erano e sono quel che sono.

 

In alternativa al disarcionamento, la conspiratio bonorum

Tutto ciò premesso, veniamo al dunque. Qualcuno vuole spiegarci quale vantaggio verrebbe ai curnensi da un disarcionamento del sindaco? Nessuno, perché il problema non è il sindaco, ma il meccanismo di cooptazione dei candidati, scelti dai partiti. Anche il sindaco è stato scelto dai partiti, ma questa volta la ciambella non è, vivaddio, uscita col buco. Volevano un Becket di prima maniera, è stato un Becket di seconda maniera. Ma gli stessi partiti (il Pdl, la Lega nord, il rassemblement c.d. progressista “Insieme per cambiare Curno”), quale vantaggio trarrebbero, aprendo la pista a Pedretti? Nessuno. In mancanza di meglio, ci vien da pensare che tutt’al più darebbero sfogo a un istinto di vendetta. Gli uni mal sopportano che il sindaco abbia preteso di essere un Becket di seconda maniera; gli altri, la c.d. sinistra, non riesce a perdonare al sindaco la sconfitta elettorale del 2007. È evidente: non fosse stato per questo intruso di Gandolfi, per quello spirito nuovo (peraltro immediatamente tradito, subito dopo l’esito delle urne) che pervase la campagna elettorale, i signori della c.d. sinistra avrebbero avuto la vittoria in pugno. Come si stava bene prima, quando ci si limitava a scornarsi con Pedretti, quando lo scontro era tra schieramenti “istituzionali”!

     Non dimentichiamo però che se i poteri forti sono stati talora stoppati, altre volte contenuti, se lo strapotere di certi burocrati è stato confinato, se il paese non è stato travolto dal furor aedificandi (grazie anche alla congiuntura economica), se insomma gli interessi della comunità sono stati difesi ai limiti del possibile, contro l’insipienza e il tradimento dei marinai dentro la nave, contro gli agguati dei pirati fuori della nave, tutto questo è merito del sindaco-capitano. Ora, si dà il caso che questa nave sia proprietà dei cittadini di Curno, e che il carico della nave debba essere assolutamente sbarcato: la nave contiene documenti molto importanti per le destinazioni d’uso di terreni che fanno gola agli investitori di Bergamo. Questo sindaco è pulito, ha dimostrato che gli interessi dei cittadini hanno la precedenza su quelli dei poteri forti e meno forti (in termini un po’ grossolani, gli interessi delle famiglie di Bergamo e delle famiglie di Curno), su quelli dei partiti, sulle scalmane assessorili. Meglio, dunque, se quei documenti rimangono in mani fidate.

     È evidente: l’assetto territoriale non è un tabù (con buona pace dei talebani del “consumo di territorio zero”), ma se qualcosa di questo assetto muta, il tornaconto dev’essere in favore dei cittadini, in primis. Si veda in proposito, in questo sito, l’articolo La questione dei suoli a Curno. Anzi, lasciatemi sognare (I have a dream...): farei una legge per cui il ricorso – da parte degl’imprenditori – a pubbliche relazioni e sponde partitiche, come pare si faccia per tradizione consolidata, comporti una maggiorazione degli oneri, anziché una diminuzione. Inoltre (il sogno continua) coloro che esercitano il mestiere delle pubbliche relazioni dovrebbero essere sepolti in terra sconsacrata, come un tempo gli attori i quali, per il mestiere che facevano, si riteneva non avessero una personalità definita. Se qualche imprenditore fa ricorso a pubbliche relazioni, professionali o abborracciate (non ha importanza), peggio per lui, perché perde tempo e danaro.

    Ricordate, signori c.d. progressisti, che se Pedretti s’impadronisce della nave, non sarà certo per far salire proprio voi.  Se invece cesserete di offrire i vostri santuari a Pedretti, potreste avere la vostra parte di merito: innanzi tutto, perché sarebbe salvo l’onore (il vostro onore). Ma soprattutto perché avrete fatto il bene dei cittadini di Curno. Dopo di che la navigazione riprende. Ma chi sale a bordo? Con quale capitano? Con questo, direi, che conosce i mari e la navigazione astronomica, gli stretti, i fondali, le correnti, le tecniche di assalto dei pirati, le tecniche di contenimento delle smanie assessorili, le tecniche di rovesciamento delle congiure. Ha senso buttar giù dal cassero questo capitano? Ha saputo governare la nave con un equipaggio, diciamo la verità, ingaggiato precipitosamente, senza troppo riguardo ad alcuni requisiti fondamentali che abbiamo descritto in altre pagine di questo sito. Di più non ci sentiamo di dire, per il momento. Perché se alla c.d. sinistra non interessa salvare Curno, inutile parlarne. Ripeto quello che vado dicendo da tempo: Curno può essere salvata soltanto da una convergenza d’intenti dei buoni cittadini, da una conspiratio bonorum (cfr. Cic., In Catilinam oratio quarta, X, 22). Bisogna cambiare le regole d’ingaggio, passare dalla politichetta alla politica.

 

 

Qui sotto trovate la trascrizione dell’epistola augurale spedita ai c.d. progressisti:

 

1° gennaio 2011

 

Pace, salute e bon’annata

Pax et valetudo sit tibi inconcussa in annum insequentem et semper

 

 

Confido che questi auguri, ancorché ignudi, senza paludamento istituzionale, non abbiano a essere considerati importuni. Tanto più che vedo a Curno la situazione farsi più grave, di giorno in giorno (una volta tanto sarò io a esprimermi così), e che agli auguri soggiungo una supplica, l’auspicio impolitico perché finalmente si arrivi a una conspiratio bonorum. Dico “impolitico” per chiarezza, perché ormai non si fa più politica, e non solo a Curno: la chiamano politica, ma è un’altra cosa. Questo modo di fare politica fa orrore. Da un lato i pretestuosi Tibet free, le sciagurate provocazioni alla c.d. moschea, la distribuzione di crocifissi-gadget, poi di bustine di zucchero, adesso di panettoni. Dall’altro qualche gridolino di sdegno, e neanche sempre, perché si è anche detto che “Pedretti è un capro espiatorio”.

    Non è la prima volta che mi esprimo così. Voi – lo so – direte che sono parole al vento. Ho paura che abbiate ragione, non mi sfugge che la convergenza auspicata (la conspiratio) presuppone l’esistenza di buoni cittadini.  Il “fattore umano” qui è principe, e la mia opinione sugli uomini, sui curnensi in particolare, non dà adito a ben sperare. L’unica speranza è in uno scarto della storia – come altre volte nel passato, in àmbiti diversi da quello della politichetta curnense – qualora la storia volesse affacciarsi allo scenario delle cosucce di Curno. Perché, se dovessimo estrapolare i dati disponibili, c’è ben poco da sperare. “Tanto vale consegnarsi a Pedretti, prima di combattere, visto che nessuno ha voglia di combattere”: così pensano i più, ma io non sono d’accordo. Non sarebbero stati d’accordo i romani antichi che suscitavano l’ammirazione del greco Plutarco. Insomma, saranno anche parole al vento: ma doverose, in una prospettiva che non mi attardo a descrivere. Se lo facessi, getterei nuove parole al vento, in un paese – Curno – che porge orecchio alle baggianate steineriane (quelle che sono all’origine della fantastoria della Thule Gesellschaft, che però non era una baggianata, ma una società segreta di estrema destra); ma a tutto c’è un limite.

    D’altra parte gli auguri di un anno da trascorrere in pace e salute sono doverosi, perché la pace e la salute dei singoli sono un bene di tutti. Considerando le cose da un punto di vista razionale, anziché sentimentale, il ragionamento è questo: perché non dovrei augurare la pace a tutti, anche a chi mi è  nemico? Se il mio nemico è in guerra, vuol dire che sono in guerra anch’io, e a me non piace la guerra. Inoltre se lui sta male, diventa ancora più cattivo: di solito è così. Senza contare che alcune malattie sono contagiose. Dunque, pace e salute a tutti.

Per farla breve, la supplica è contenuta implicitamente nell’articolo pubblicato qualche giorno fa in apertura di Testitrahus:

     www.testitrahus.it

Il titolo dell’articolo è Voglia di onore, voglia di libertà. In qualche punto mi rivolgo direttamente a voi, chiamandovi “signori della c.d. sinistra”. Spero non me ne vogliate, dico così un po’ per un residuo di passione politica, un po’ perché se uno ritiene doveroso sobbarcarsi il còmpito del tafano, non può poi tirarsi indietro, giusto per rendersi simpatico (detesto l’italica attitudine culilinctoria). Per l’opinione che nutro a riguardo degli uomini pusilli, non ho molte speranze. Eppure potrebbe venire il giorno in cui qualcuno si destasse e facesse ai cittadini di Curno questo discorsetto: “Curnensi che vi professate di sinistra, o anche soltanto sinceramente democratici, se siete veramente tali, non commettete l’errore di dare fiducia a questa sinistra, alla c.d. sinistra”. Dunque, se vi provoco su questo terreno, è anche per darvi modo di cambiare rotta (nella migliore delle ipotesi) o di studiare una strategia di difesa (nella peggiore).

    Sempre a proposito della c.d. sinistra: Nanni Moretti invitava D’Alema a dire qualcosa di sinistra. Eh, come se bastasse! A ben pensarci, D’Alema fa benissimo a non dire niente di sinistra, se l’orizzonte politico e mentale è quello che è: D’Alema, infatti, non è Uòlter, non è Rosibindi, non è Franceschini, non è Vendola l’affabulatore irresponsabile. D’Alema è una persona rispettabile, dice e fa responsabilmente il meglio che si possa dire e fare, sic stantibus rebus. Ma perché non si fa niente di sinistra? Perché, d’altra parte, quando si raccontano i fabulazzi di sinistra, non si fa che peggiorare la situazione o, nella migliore delle ipotesi, si cade nel ridicolo? Nel caso di D’Alema, perché l’orizzonte è tracciato dall’infame blocco sociale puntellato dal suo partito (la trimurti del blocco sociale si compone di: finanza, grands commis de l’État, masse impiegatizie inerti); nel caso di Curno, perché l’orizzonte è disegnato dallo sciagurato blocco “istituzionale” che postula la conservazione di Pedretti come “attore” d’obbligo della politique politicienne curnense.

Ritorno agli auguri. Nel cartoncino elettronico allegato (per leggerlo, fare clic sull’immagine accanto) troverete la trascrizione di un passo dell’invettiva scagliata dal Foscolo contro gl’intellettuali milanesi, prima di lasciare Milano prendendo, per sempre, la via dell’esilio, a Zurigo, quindi a Londra. Vi pregherei però di non farne parola al Segretario comunale. Immagino che siate al corrente di una certa passeggiata fatta dal Segretario, su gentile sollecitazione del Pedretti, dal Municipio all’antistante Stazione dei Carabinieri. Se non siete al corrente, potreste chiedere ragguagli al Sindaco, o al Segretario stesso. Perché certe cose è bene che si sappiano. Dire “Non m’interessa!”, non si può, non si può più (ed è anche un po’ indecente). Non sono un giurista, immagino che quella passeggiata possa appigliarsi a qualche codicillo: non metto becco giuridico. Riconosco che il geom. Pedretti è molto più preparato di me, in fatto di statuti, regolamenti, rispetto delle norme procedurali, ossequio burocratico: anche se poi – in buona fede, sia ben chiaro – egli dimentica di comporre un certo codice identificativo, quando telefona utilizzando la linea del Comune. Però a me impolitico, spregiatore della politichetta curnense, quella passeggiata pare sintomatica della gravità della situazione. Uno dei tanti sintomi.

   Perché dunque è meglio che il Segretario non veda il cartoncino di auguri? Molto semplicemente, perché, con questi chiari di luna a Curno, qualcuno potrebbe trovare nel cartoncino parole d’ordine allusive, irriverenti, sovversive. Io non saprei dire quali esse siano; però letto con sollecitudine poliziesca, chissà quali enormità potrebbero essergli attribuite. A Curno, purtroppo, tale sollecitudine è palpabile, più che palpabile. Fra l’altro, il Foscolo fa parola di una meretrice: chi sarà mai costei? Non dimentichiamo che, fra le altre sue colpe, il Foscolo annovera quella di essere un meteco: un intruso, tra così gran dottori paludati, assisi nella loro mistica Accademia. Insegnano il greco, non lo conoscono, ma sono “istituzionali”! E se invece il Foscolo conosce il greco, tanto più che lui stesso è greco, almeno per metà, peggio per lui: ma che impari, prima di tutto, ad essere istituzionale! Insomma, ho paura che il contenuto del cartoncino elettronico d’auguri, osservato attraverso il filtro della mistica curnense, deformato dalla lente della mistica istituzionale e riflesso nello specchio (Dio non voglia!) dell’esoterismo steineriano in versione “Curno-new age” possa apparire qualcosa di mostruoso, degno di anatema mistico-istituzionale. Che il buon Dio abbia pietà di me, di voi, di Curno.

     In un bellissimo libro di Anatole France, Gli dèi hanno sete, Maurice Brotteaux attende con serenità di essere ghigliottinato, sfogliando un’edizione in sedicesimo del De rerum natura. Mi sa che dovrò procurarne una anch’io, per ogni evenienza.

 

Di nuovo auguri

Aristide