Auguri e supplica ai signori c.d. progressisti di Curno
La c.d. sinistra di Curno tiene bordone a Pedretti in nome di un patto di solidarietà “istituzionale”. Si illudono di poterlo usare a proprio vantaggio, ma coglionare Pedretti è impossibile. La politica è umiliata dalla politichetta. La conspiratio bonorum per cambiare le regole d’ingaggio della classe politica.
La temperie politica di Curno
Il clima politico a Curno è quello che conosciamo, dominato dalle smanie di onnipotenza del geom. Pedretti. Apparentemente, il suo sguardo è pietrificante, come quello della Medusa (v. qui accanto la Medusa del Caravaggio). I curnensi sono come raggelati, perché lo credono invincibile, si arrendono ancor prima di battersi. Anzi, l’idea di confrontarsi con il consigliere comunale-regionale li terrorizza. Si dice che Pedretti abbia amicizie importanti, che di Calderoli sia stato il topanta (vedi La cena di Trimalchione, di Petronio: «Nunc, nec quid nec quare, in caelum abiit et Trimalchionis topanta est»). Tale sua relazione è ufficiale, basta leggere la notizia del 12/02/2010 nel sito della Lega nord, sezione di Bergamo: Pedretti è definito «molto vicino a Calderoli». Inoltre è stato contubernale a Curno di Renzo “Trota” Bossi, la trota destinata a diventare un magnifico delfino (il termine “contubernale” è qui adoprato nel senso chiarito dalla nota 1 dell’articolo Errare humanum est, in questo sito). Dicono ancora: Pedretti conosce questo e conosce quello, gode di amicizie e protezioni importanti; attenzione che Pedretti denuncia; e così via. Ma, soprattutto, Pedretti, pur essendo concorrente della c.d. sinistra di Curno nella conquista dell’Amministrazione alla prossima tornata elettorale, è considerato un riferimento istituzionale imprescindibile, proprio dalla sopra mentovata, sedicente sinistra. Infatti, sia Pedretti sia la c.d. sinistra sono entrambi praticanti della politichetta, la politique politicienne.
Secondo la c.d. sinistra, Pedretti è “istituzionale”, il sindaco no
Senza politichetta, per come ha impostato il suo gioco politico, la c.d. sinistra non avrebbe ragione di esistere. E senza Pedretti non ci sarebbe più politichetta. Pedretti, nell’ottica della c.d. sinistra, è “istituzionale”, mentre il sindaco non lo è. Per capire questa stortura mentale (o, quantomeno, per provare a capirci qualcosa) bisognerà ricordare che l’attuale sindaco è stato presentato agli elettori nel 2007 dal Pdl (allora Forza Italia), insieme con la Lega nord, per uscire da una situazione di stallo, con l’idea che, una volta insediato, sarebbe stato facile renderlo innocuo, cioè ostaggio dei partiti. Così non è stato. Il sindaco eletto si è dimostrato imprevedibile, tutt’altro che docile. Nelle intenzioni dei partiti, doveva essere una sorta di Becket: il Thomas Becket – però – che fu compagno di bagordi di Enrico II d’Inghilterra, e che perciò fu nominato dal re vescovo di Canterbury, perché servisse il re, e non la Chiesa. Invece il sindaco presentato agli elettori dal Pdl e dalla Lega nord come il sindaco dei curnensi si comporta come il Becket di seconda maniera: prende sul serio il ruolo, resiste ai partiti, vuol essere veramente il sindaco dei curnensi. Resiste – nei limiti del possibile (non dimentichiamo, ad impossibilia nemo tenetur) – alle sollecitazioni dei gruppi d’interesse, resiste alle campagne di pubbliche relazioni, resiste agli esposti anonimi, resiste ai volantini anonimi. Resiste a due tentativi di congiura che l’avrebbero “messo sotto scacco” e che l’avrebbero costretto alle dimissioni. La storia dice che Becket fu assassinato nella cattedrale. Adesso i tempi sono cambiati. Oggi Pedretti, il principale “nemico” del sindaco, vorrebbe spingerlo alle dimissioni. Le chiede apertamente, promuove le condizioni materiali perché ciò avvenga. La c.d. sinistra, per parte sua, è al seguito del consigliere comunale-regionale, in posizione subalterna, addirittura offre i santuari necessari a Pedretti per le sue sortite.
Insomma, se mi consentite una citazione marxista, dirò che Pedretti (si badi bene: Pedretti, e non la Lega nord) e la c.d. sinistra convergono nella politichetta, come sono convergenti gli interessi del capitale e gli interessi del lavoro: «dire che sono gli stessi, significa che il capitale e il lavoro salariato sono due termini di uno stesso rapporto. L’uno condiziona l’altro, allo stesso modo che si condizionano a vicenda lo strozzino e il dissipatore» (Karl Marx, Lavoro salariato e capitale).
C’è però un “ma”: Pedretti non è invincibile, proprio come non lo era la Medusa. La quale era una delle Gòrgoni, è vero, e in verità le sue sorelle, Steno ed Euriale, erano immortali. Ma non Medusa, tant’è che fu uccisa da Perseo, come ci ricorda la statua del Cellini (si veda la foto qui accanto, che è una copia dell’originale conservato agli Uffizi, Firenze). Dunque che cosa temono lorsignori della c.d. sinistra, e molti altri con loro? Che cos’è mai questa torma di curnensi più o meno “istituzionali”, o aspiranti ad avere un ruolo “istituzionale”, assiepati intorno alla macchinetta che distribuisce i tagliandi di precedenza, come al supermercato? Fanno la fila per diventare camerieri di Pedretti. È vero, Pedretti espone i drappi Tibet free, architetta sciagurate provocazioni alla c.d. moschea, promuove la distribuzione di crocifissi-gadget, poi di bustine di zucchero, ultimamente anche di panettoni. E con questo? È forse questa una buona ragione per avere paura?
La politichetta della c.d. sinistra: dal “Non m’interessa!”, all’offerta di santuari per le sortite pedrettiste
In ogni caso, piaccia o non piaccia, questo è lo stato delle cose: quello che abbiamo descritto nell’articolo Voglia di onore, voglia di libertà. È uno stato di cose disonorevole, per giunta non conviene a nessuno, men che meno a coloro fra i politici che cercano di tenersi buono il Pedretti, quelli che nutrono la speranza che la sua volontà di potenza si schianti su un sindaco, a loro dire, poco o punto “istituzionale”. Non li capisco proprio; capisco meglio, semmai, l’atteggiamento di certi apparitores. Infatti, dopo che avrà distrutto il sindaco, se ci riesce, Pedretti farà polpette dei c.d. progressisti che gli tengono bordone, di quelli che un giorno gli dànno ragione su questo, domani su quello, gli stessi che ieri han proclamato che la sua estromissione dalla carica di vicesindaco ne faceva un capro espiatorio, coloro che oggi gli offrono i propri santuari e il fuoco di protezione per sortite come la mozione di vendetta, presentata il settembre scorso. Ogni tanto, per far vedere che non sono pappa e ciccia con Pedretti, pigolano qualcosa, ma flebilmente, oppure si lasciano sfuggire un gridolino scandolezzato. Ma il più delle volte girano la testa dall’altra parte, qualunque cosa Pedretti dica o faccia. Oppure proclamano “Non m’interessa!”. Mai – dico mai – che prendano una posizione chiara, inequivocabile contro una visione etico-politica esecrabile, soprattutto da parte loro, che pretendono di far parte di uno schieramento di sinistra. Parlo di atti ufficiali, di prese di posizione in Consiglio, parlo di politica. Non parlo di interviste che non costano niente, nelle quali i signori c.d. progressisti si presentano come baluardo della legalità, argine contro la melma leghista. Così si presentano, ma i fatti ci dicono tutto il contrario.
Una navigazione perigliosa
Così stando le cose, in occasione del primo dell’anno abbiamo indirizzato al Gruppo consiliare c.d. progressista “Insieme per cambiare Curno” e al circolo di Curno del Partito democratico l’epistola qui sotto riportata. Prima o poi dovrebbero capirlo: non sono loro a usare Pedretti, è Pedretti che sta usando di loro. Dovrebbero capire che coglionare Pedretti è impossibile e che se aiutano Pedretti a disarcionare il sindaco, saranno loro ad essere coglionati, mentre il sindaco sarà stato semplicemente disarcionato. Il che mi sembra molto più onorevole.
Attenzione, con questo non intendo dire che la c.d. sinistra debba sostenere l’amministrazione in carica. Dico che dovrebbe saper distinguere, che dovrebbe ragionare, questo sì. Dovrebbero saperlo, il sindaco è soltanto il capitano di una nave che gli è stata fornita completa di equipaggio, politico e amministrativo, chiavi in mano. Non è stato lui a scegliere i marinai, tutt’al più ha ritoccato qualche mansione. La c.d. sinistra dovrebbe ragionare, non dico nell’interesse dei curnensi, ma nel suo proprio interesse, almeno quello. Ebbene, signori c.d. progressisti, se considerate (come dite) Pedretti un avversario e parimenti considerate un avversario il sindaco, la strategia migliore per voi dovrebbe essere far fuori prima Pedretti, poi il sindaco. E non il contrario, come fate ormai da un po’ di tempo, sistematicamente (direi dal maggio scorso).
Fanno finta di non vedere, di non aver visto. E allora lo dico io che cos’è successo. Nel corso della traversata di questa amministrazione, ci sono stati marinai che hanno disobbedito al capitano, tout court; altri hanno minacciato l’ammutinamento; altri ancora hanno fatto colpi di mano (in base al pernicioso dogma assessorile del “mi piace / non mi piace”); altri infine hanno sbagliato la manovra, forse per mancanza di addestramento. Ed è così che abbiamo visto il sindaco prodigarsi nel porre rimedio alle disgrazie di questa navigazione: sistemava un inghippo qui, uno lì, ma subito dopo, o anche contemporaneamente, bisognava risolvere un altro problema. L’abbiamo visto cazzare o filare le vele, manovrare il timone, tenere il diario di bordo, stimare la rotta empiricamente, perché qualcuno aveva manomesso gli strumenti di bordo, controllare la cambusa (anche questo!). Ha dovuto schivare gli abbordaggi dei pirati in mare aperto e, dentro la nave, contrastare le intemperanze di marinai che avevano l’aria di essere d’accordo con i pirati. Risultato: questa amministrazione non è stata meravigliosa. Il suo programma di governo, questo sì, era buono. Lo spirito con cui si è presentata agli elettori era ottimo: si veda il sito Gandolfi per Curno. Ma i partiti hanno voluto dettar legge, i poteri forti hanno fatto sentire la loro voce (una voce che si ripercoteva), le pubbliche relazioni hanno avviato la loro pochissimo gioiosa macchina da guerra. Senza contare che molti uomini chiave della politichetta curnense, sia all’interno di questa amministrazione, sia in seno ai partiti che la sostengono o la dovrebbero sostenere, erano e sono quel che sono.
In alternativa al disarcionamento, la conspiratio bonorum
Tutto ciò premesso, veniamo al dunque. Qualcuno vuole spiegarci quale vantaggio verrebbe ai curnensi da un disarcionamento del sindaco? Nessuno, perché il problema non è il sindaco, ma il meccanismo di cooptazione dei candidati, scelti dai partiti. Anche il sindaco è stato scelto dai partiti, ma questa volta la ciambella non è, vivaddio, uscita col buco. Volevano un Becket di prima maniera, è stato un Becket di seconda maniera. Ma gli stessi partiti (il Pdl, la Lega nord, il rassemblement c.d. progressista “Insieme per cambiare Curno”), quale vantaggio trarrebbero, aprendo la pista a Pedretti? Nessuno. In mancanza di meglio, ci vien da pensare che tutt’al più darebbero sfogo a un istinto di vendetta. Gli uni mal sopportano che il sindaco abbia preteso di essere un Becket di seconda maniera; gli altri, la c.d. sinistra, non riesce a perdonare al sindaco la sconfitta elettorale del 2007. È evidente: non fosse stato per questo intruso di Gandolfi, per quello spirito nuovo (peraltro immediatamente tradito, subito dopo l’esito delle urne) che pervase la campagna elettorale, i signori della c.d. sinistra avrebbero avuto la vittoria in pugno. Come si stava bene prima, quando ci si limitava a scornarsi con Pedretti, quando lo scontro era tra schieramenti “istituzionali”!
Non dimentichiamo però che se i poteri forti sono stati talora stoppati, altre volte contenuti, se lo strapotere di certi burocrati è stato confinato, se il paese non è stato travolto dal furor aedificandi (grazie anche alla congiuntura economica), se insomma gli interessi della comunità sono stati difesi ai limiti del possibile, contro l’insipienza e il tradimento dei marinai dentro la nave, contro gli agguati dei pirati fuori della nave, tutto questo è merito del sindaco-capitano. Ora, si dà il caso che questa nave sia proprietà dei cittadini di Curno, e che il carico della nave debba essere assolutamente sbarcato: la nave contiene documenti molto importanti per le destinazioni d’uso di terreni che fanno gola agli investitori di Bergamo. Questo sindaco è pulito, ha dimostrato che gli interessi dei cittadini hanno la precedenza su quelli dei poteri forti e meno forti (in termini un po’ grossolani, gli interessi delle famiglie di Bergamo e delle famiglie di Curno), su quelli dei partiti, sulle scalmane assessorili. Meglio, dunque, se quei documenti rimangono in mani fidate.
È evidente: l’assetto territoriale non è un tabù (con buona pace dei talebani del “consumo di territorio zero”), ma se qualcosa di questo assetto muta, il tornaconto dev’essere in favore dei cittadini, in primis. Si veda in proposito, in questo sito, l’articolo La questione dei suoli a Curno. Anzi, lasciatemi sognare (I have a dream...): farei una legge per cui il ricorso – da parte degl’imprenditori – a pubbliche relazioni e sponde partitiche, come pare si faccia per tradizione consolidata, comporti una maggiorazione degli oneri, anziché una diminuzione. Inoltre (il sogno continua) coloro che esercitano il mestiere delle pubbliche relazioni dovrebbero essere sepolti in terra sconsacrata, come un tempo gli attori i quali, per il mestiere che facevano, si riteneva non avessero una personalità definita. Se qualche imprenditore fa ricorso a pubbliche relazioni, professionali o abborracciate (non ha importanza), peggio per lui, perché perde tempo e danaro.
Ricordate, signori c.d. progressisti, che se Pedretti s’impadronisce della nave, non sarà certo per far salire proprio voi. Se invece cesserete di offrire i vostri santuari a Pedretti, potreste avere la vostra parte di merito: innanzi tutto, perché sarebbe salvo l’onore (il vostro onore). Ma soprattutto perché avrete fatto il bene dei cittadini di Curno. Dopo di che la navigazione riprende. Ma chi sale a bordo? Con quale capitano? Con questo, direi, che conosce i mari e la navigazione astronomica, gli stretti, i fondali, le correnti, le tecniche di assalto dei pirati, le tecniche di contenimento delle smanie assessorili, le tecniche di rovesciamento delle congiure. Ha senso buttar giù dal cassero questo capitano? Ha saputo governare la nave con un equipaggio, diciamo la verità, ingaggiato precipitosamente, senza troppo riguardo ad alcuni requisiti fondamentali che abbiamo descritto in altre pagine di questo sito. Di più non ci sentiamo di dire, per il momento. Perché se alla c.d. sinistra non interessa salvare Curno, inutile parlarne. Ripeto quello che vado dicendo da tempo: Curno può essere salvata soltanto da una convergenza d’intenti dei buoni cittadini, da una conspiratio bonorum (cfr. Cic., In Catilinam oratio quarta, X, 22). Bisogna cambiare le regole d’ingaggio, passare dalla politichetta alla politica.
Qui sotto trovate la trascrizione dell’epistola augurale spedita ai c.d. progressisti:
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