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Scuola di bon ton


 

Poiché a questo sito è stata mossa l’obiezione che la metafora arietina, dalla quale il sito prende il nome, non sarebbe elegante e la figurina animata di Bart Simpson, che mostra il deretano a chi si prende troppo sul serio, sarebbe volgare, rispondo concisamente come segue.

    Riguardo all’eleganza della metafora arietina, non sarò certo io ad affermare il contrario, che cioè sarei, invece, elegante: sarebbe, infatti, poco elegante da parte mia. Ricordo soltanto che, poiché il Pedretti menava vanto de’ suoi attributi (si veda la Pedretteide), io gliel’ho magnificati, ipotizzando una loro ponderosità arietina. Tutto qui. A certi improvvisati maestri d’eleganze ricorderò – non se ne avranno a male, spero – quel libro di Camilla Cederna, maestra di bon ton. Parlo di quel libro scritto sul presidente Leone, che s’inizia con la descrizione dello scroscio dello sciacquone che precede l’apparizione del Presidente, allorché la Cederna andò a intervistarlo. E parlo di quella Camilla Cederna alla quale un Montanelli ancora maledetto, cioè non ancora icona della sinistra, non ancora maestro di Travaglio (così dice lui, il dandy Travaglio) rimproverava il «perbenismo di signorina di buona famiglia». Tralascio il resto che Montanelli ebbe a dire in quell’occasione e che sollevò l’indignazione delle neo-contesse. Ma perché la Cederna potrebbe irridere a un Presidente della Repubblica con una moglie troppo bella, e con dei figli discoli, certo, ma innocente, e un Aristide non potrebbe farsi gioco di un Pedretti, piccolo ras di provincia, di un Pedretti che si è macchiato certissimamente di un gesto duplicemente empio, come si argomenta in altra parte di questo sito?

    La figurina animata di Bart che nel sito Testitrahus mostra il deretano (a Pedretti e a tutti quelli che si prendono troppo sul serio) è una trasposizione aggiornata, per Internet, del famoso pernacchio di Eduardo de Filippo. Il quale, svolgendo in un suo film il ruolo di grande dispensatore di saggezza, suggerisce il pernacchio come strumento di demistificazione e arma finale nei confronti dello spocchioso duca Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornari, che angariava gli abitanti di un vicolo napoletano. Chi avesse dimenticato l’esemplare lezione di saggezza e autodifesa impartita da Eduardo agli abitanti del vicolo, può ripassarla facendo “doppio clic” sull’immagine qui sotto.

 

 

Ora, il fatto è che Pedretti si accredita come personaggio carismatico. Ma avete letto la Pedretteide? Cose da pazzi! Stando così le cose – spero che i miei meno che venticinque lettori ne convengano – la desacralizzazione è d’obbligo. Più o meno come fece il premio Nobel Dario Fo con Amintore Fanfani, al tempo del referendum sul divorzio (ma nel caso di Pedretti possiamo contentarci di molto meno di un premio Nobel, anche di qualcuno che sia infinitamente meno). Fanfani era un personaggio tutto pepe, uno che si prendeva molto sul serio, tanto da affermare, confrontandosi con i colleghi di partito: «Io sono l’unico gallo in una stia di capponi» (detto fra parentesi, non aveva tutti i torti). Su questa grande autostima da parte dell’aretino (cioè, di Fanfani), Dario Fo imbastì la commedia Il Fanfani rapito, dove Fanfani, interpretato da Dario Fo, è presentato come un nano (ricorrendo a un trucco della Commedia dell’arte, Dario Fo recitava in ginocchio). Ora, se un premio Nobel poté ridicolizzare un “cavallo di razza” della vecchia dc, perché non potrebbe Aristide mettere in berlina il Pedretti? Perché vero è che Aristide non è un premio Nobel (fra parentesi, chapeau a Jean-Paul Sartre che rifiutò quel premio!), ma potrà bene fare qualche scherzuccio a un piccolo ras di provincia, o no?